Affinché la gravidanza proceda correttamente, è essenziale che l’embrione si impianti bene nell’utero della madre. L’impianto avviene nei primi giorni dopo la fecondazione, quando le cellule esterne dell’embrione (chiamate trofoblasti) entrano nel tessuto dell’utero per preparare quella che diventerà la placenta. La placenta è l’organo che nutrirà il bambino per tutta la gestazione.
Questo processo comporta una stretta relazione tra il corpo della madre e l’embrione che, pur essendo parte del padre, è geneticamente distinto. Per questo motivo, il sistema immunitario della madre (il sistema che difende l’organismo da agenti estranei) deve accettare questa “presenza diversa” e non attaccarla. Quando questa accettazione non avviene correttamente, possono insorgere problemi come il fallimento dell’impianto, aborti ripetuti o complicazioni durante la gravidanza.
Una parte molto importante del sistema immunitario in questo processo sono le cellule chiamate cellule Natural Killer uterine (uNK). Queste cellule aiutano la gravidanza a svilupparsi rilasciando sostanze che favoriscono la formazione della placenta e la crescita del bambino. Per svolgere correttamente il loro lavoro, queste cellule devono “riconoscere” l’embrione. Lo fanno grazie a delle proteine sulla loro superficie, chiamate recettori KIR, che rilevano i segnali provenienti dall’embrione, chiamati antigeni HLA-C.
I recettori KIR possono essere di due tipi:
- Attivatori, che aiutano le cellule ad agire.
- Inibitori, che rallentano la loro azione.
Ogni donna ha una combinazione unica di geni KIR che determina il tipo di recettori che possiede. Questa combinazione può essere classificata in tre gruppi: KIR AA, KIR AB o KIR BB. Le donne con KIR AA hanno più recettori inibitori.
L’embrione presenta anche diversi tipi di antigeni HLA-C (ereditati dal padre e dalla madre), che possono essere di tipo C1 o C2. La combinazione tra i geni KIR della madre e i geni HLA-C dell’embrione è nota come compatibilità KIR-HLA-C.
Quando questa combinazione è adeguata, l’embrione si impianta correttamente e la gravidanza procede senza problemi. Esistono tuttavia combinazioni considerate rischiose, ad esempio quando la donna ha un tipo KIR AA e l’embrione ha antigeni HLA-C2 (soprattutto se questo gene proviene dal padre o da un donatore). In questi casi, il rischio di complicazioni può aumentare.
Per evitare ciò, esiste un test genetico chiamato genotipizzazione KIR-HLA-C, che permette di analizzare la compatibilità tra la madre e l’embrione. Questo test è particolarmente utile nei trattamenti di fertilità, soprattutto quando si utilizzano ovuli o sperma di donatori, in quanto permette di scegliere donatori più compatibili con il paziente.
Nei casi in cui viene rilevata una possibile incompatibilità, si raccomanda di trasferire un singolo embrione e, se possibile, di scegliere donatori compatibili. In questo modo si riduce il rischio immunologico e si aumentano le probabilità di successo della gravidanza.
In conclusione, lo studio della compatibilità tra madre ed embrione attraverso l’analisi dei geni KIR e HLA-C può essere fondamentale per prevenire problemi durante l’impianto e migliorare le possibilità di ottenere una gravidanza sana. Come sempre, questi risultati devono essere valutati da uno specialista, che può anche consigliare trattamenti di supporto personalizzati.
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