“In Medicina Riproduttiva, attualmente, ciò di cui bisognerebbe occuparsi sono i fallimenti riproduttivo per cercare di favorire e aumentare il tasso di riuscita”, spega Pedro Caballero, direttore della Fondazione Tambre di Madrid durante la conferenza tenuta per gli alunni del Master di Biologia della Riproduzione Umana, organizzato dalle Unità di Riproduzione e Genetica Vistahermosa, la Cattedra di Biomedicina Riproduttiva Clinica Vistahermosa dell’Università Miguel Hernández e l’Area di Medicina Cellulare della Facoltà di Medicina della UMH.
Secondo gli studi realizzati tra gli anni 1985 e 2010 dalla Società Americana di Riproduzione, spiega Caballero, “il tasso di gravidanza si è moltiplicato per quattro come conseguenza dell’introduzione delle tecnologie innovative delle quali disponiamo oggigiorno, come il tipo di induzione all’ovulazione, il tipo di farmaci utilizzati, i terreni di coltura usati, i laboratori più moderni, la coltura di blastocisti, la Diagnosi Genetica Preimpianto o il Time-Lapse.
Nonostante, puntualizza lo specialista, dobbiamo mettere enfasi sullo studio di quei casi in cui le donne non raggiungono una gravidanza per cause patologiche, dal momento che in questi casi non parliamo di fallimenti dell’attecchimento in se stessi, né della tecnica, ma di un fallimento patologico.
Le cause principali dei fallimenti gestazionali sono le anomalie cromosomiche e morfologiche dell’embrione, assicura il presidente della Fondazione Tambre, per cui “è necessario valutare tutto per elaborare una diagnosi adeguata della coppia e correggere la patologia”. Caballero indica che nel caso dell’uomo bisogna esaminare la possibile frammentazione dello sperma e, nella donna, qualsiasi tipo di anomalia dell’endometrio, la sua morfologia e l’attività ormonale.
“Per le anomalie morfologiche dell’embrione utilizziamo il Time-Lapse, che ci permette di misurare i tempi della prima e seconda divisione embrionale e, mediante un algoritmo informatico, si realizza uno studio citomorfologico evolutivo. In questo modo si possono classificare gli embrioni in tre gradi: alto, medio e basso, e si può selezionare il migliore per il transferimento”, rivela il dottore. D’altra parte, spiega, “nelle anomalie cromosomiche bisogna realizzare una diagnosi genetica preimpianto per trasferire solo gli embrioni cromosomicamente normali”.