L’Unità di Riproduzione Vistahermosa raggiunge alte percentuali di riuscita con questa tecnica e arriva al 90% di efficacia
L’aumento della speranza di vita e il ringiovanimento della società – i 40 sono i nuovi 30 -, così come il dilemma di dover scegliere tra la maternità e la carriera professionale, fa sì che molte donne vedano infrangersi il loro sogno di diventare madri, dal momento che l’età fertile dipende dagli ovuli che man mano perdono qualità. Nella società attuale è frequente trovare donne di più di 40 anni che desiderano diventare madri e che optano per un procedimento di ovodonazione per raggiungere una gravidanza evolutiva e avere un bimbo sano.
Queste circostanze hanno portato a una maggior diffusione di informazioni sull’ovodonazione, tecnica riproduttiva che attualmente ha sperimentato una richiesta notevole. In questo senso giocano un ruolo fondamentale le donatrici di ovuli, donne in piena età fertile che con questo gesto altruista aiutano molte coppie che per età, malattia o alterazioni genetiche, presentano problemi di fertilità e non possono procreare.
Sono sempre più numerose le giovani che si sottomettono a questo procedimento con il quale permettono che un’altra donna possa sperimentare la maternità. “Si tratta di un intervento molto semplice, indolore e rapido, che non incide affatto sulla fertilità della donatrice. Una volta realizzata una stimolazione ovarica leggera, si procede all’estrazione degli ovuli per via vaginale, utilizzando un’anestesia locale che dura tra 20 e 30 minuti, pertanto la paziente ritorna alla vita normale dopo circa un’ora. Una volta terminato il processo di donazione di ovuli, alla donatrice torna il ciclo mestruale regolarmente”, spiega José Jesús López Gálvez, direttore dell’Unità di Riproduzione Vistahermosa.
Secondo López Gávez, questo trattamento, totalmente anonimo, viene effettuato su donanti tra i 18 e i 30 anni che hanno superato una serie di test psicologici e diversi controlli analitici che corroborano il loro perfetto stato di salute e la loro fertilità. Inoltre, indica il direttore dell’Unità di Riproduzione Vistahermosa, “le donatrici di ovuli sono giovani che non presentano precedenti personali o familiari di malattie ereditarie, patologie ginecologiche, e non sono portatrici di malattie a trasmissione sessuale”.
L’aspetto più spettacolare di questa tecnica riproduttiva è il suo elevato tasso di riuscita. “ I dati confermano che in ovodonazione si arriva al 90% di riuscita dopo due cicli trasferendo due embrioni e con meno del 10% di gravidanza multipla. In Fecondazione in Vitro (FIV)-Microiniezione spermatica (ICSI) la percentuale di riuscita oscilla tra il 40%-65% e arriva in donne di meno di 35 anni al 70%. In Inseminazione Artificiale Coniugale (IAC) dopo quattro cicli si raggiunge un 60% di riuscita e in Inseminazione Artificiale di Donante (IAD) si raggiunge un 80% di riuscita dopo quattro cicli”, assicura López Gálvez. Inoltre, “questa percentuale elevata è indipendente dall’età della donna, l’unico requisito è avere un utero sano e un buono stato di salute, per cui sarebbe una via eccezionale per quelle donne che, al margine dell’età che abbiano, non hanno avuto successo con i trattamenti convenzionali”.
Il direttore della rete di centri intraospedalieri UR indica che “sebbene la legislazione spagnola non permetta la commercializzazione di ovuli in sé, le cliniche di fertilità offrono una ricompensa economica per i disturbi del trattamento, che oscilla tra i 600 e i 900 euro.
Nonostante sia una delle tecniche più giovani della Medicina Riproduttiva, la donazione di ovuli si sta situando tra le tecniche che risolvono in maggior misura il desiderio di maternità di molte persone.